Ventidue è un numero.
Come tanti per i più, ma per Filippo è da sempre una ricorrenza, un elemento che si staglia: un metronomo che regola e attira l’attenzione verso ciò che conta.
Filippo è veneto ma ha sempre girovagato per l’Italia suonando con più musicisti e in più progetti musicali possibili, ma quando è arrivato a Roma nel 2019 ha smesso di cercare un altro posto, ha smesso di cercare altri con cui suonare, ed ha iniziato semplicemente a scrivere di getto nuovi pezzi perché la musica, come quel numero, è un altro metronomo della sua vita. Come quando ci si sente a casa di ritorno da un viaggio, inizia a raccontare della sua passione per la vela e le persone, di mare e città, di silenzi e grida, di allontanamenti ed incontri. Quando finisce di scrivere, quando chiude l’ultimo giro armonico e realizza che più che una serie di canzoni è nato un nuovo progetto musicale e bisogna scegliere un nome, gli casca l’occhio sull’orologio e sono le 22.22 del 22 aprile 2022.
La scrittura di Ventidue è verso una meta che non sappiamo ma ci invita a spogliarci delle paure e seguirlo perché spostandosi ci avviciniamo di più a noi stessi. Non ha genere il suo scrivere. L’io che parla è un soggetto maschile, femminile, un soggetto neutro, non neutrale, un soggetto che esprime sensazioni e percezioni trasversali che tagliano il tempo, lo spazio e la distanza tra le persone e le loro emozioni, amalgamando tutto in un’unica corrente liquida di musica e parole.